venerdì 13 febbraio 2009

"La forza del disordine"

Visto il particolare interessamento anche in termini di commenti dell'ultimo post, inserisco un articolo de "Il Giornale", dove la giornalista E. Barbieri condivide una definizione di disordine anche dal punto di vista produttivo. All'interno del testo riportato ho evidenziato in bold i punti chiave o che per me erano i più interessanti...Buona lettura! ;)

13/03/2007
LA FORZA DEL DISORDINE
di Eleonora Barbieri

Scrivanie ordinate e vite organizzate sono da sempre guardate con ammirazione Ma la confusione sarebbe molto più produttiva: è la tesi della rivista «Newsweek» e di un libro.

Il disordine funziona, l’ordine no. È la retromarcia degli esperti:
l’organizzazione perfetta costa troppa fatica e i benefici non compensano gli sforzi. Energie spese per risistemare il cassetto che straripa, i documenti che si impilano sulla scrivania, gli appunti diventati inutili, i fogli di giornale ingialliti. Minuti preziosi, concentrazione e una volontà di ferro per tener fede all’ideale dell’ordine, mai messo in dubbio, mentre la realtà potrebbe funzionare al contrario: un’organizzazione minuziosa porterebbe soltanto maggiori problemi. Tanto che il settimanale Newsweek ha lanciato l’allarme sui «pericoli dell’ordine»: troppa rigidità, scarsa flessibilità di fronte ai cambiamenti, nello spazio limitato del posto di lavoro e nel campo aperto della politica internazionale.

Non è questione di moda, ma di scienza: il cervello ha bisogno di confusione per dare il meglio. Lawrence Ward, cognitivista dell’università della British Columbia, nel suo laboratorio ha verificato come le persone riescano a riconoscere meglio e associare immagini e suoni quando sono distratte da un rumore di fondo. Il caos funziona anche su scala planetaria: un paese come Israele - spiega la rivista americana - riesce a sopravvivere anche grazie allo scetticismo dei governanti nei confronti di ogni pianificazione strategica in politica estera. Uno stile incoerente, che conta più sulla reazione e sull’improvvisazione che su uno schema a lungo termine, e che garantisce almeno un vantaggio: quello di capire al volo quando le cose girano al peggio e, quindi, agire di conseguenza. Non solo l’ordine può essere deleterio (come accade nelle dittature, dall’ex Unione sovietica alla Cina pre-boom economico), ma un po’ di caos è il corollario di un’azione efficace: anche la fisica insegna che ogni azione aumenta l’entropia dell’universo, cioè il disordine. Solo chi sta fermo lascia intatto il mondo circostante.

Gli effetti miracolosi della confusione sono ancora più evidenti sul lavoro: lo spiega anche un libro, La forza del disordine, firmato da un insegnante di management alla Columbia e da un giornalista americano e appena pubblicato in Italia da Rizzoli. Le scrivanie sommerse di scartoffie e soprammobili non sono sempre da pulire: il tempo impiegato per recuperare un documento archiviato è in media il 36% maggiore di quello per ritrovare un foglio in una pila indistinta. Senza contare la possibilità di notare un numero di telefono perso, un’idea annotata e poi dimenticata, un documento importante che, altrimenti, sarebbe finito nella spazzatura. Robert Fogel si è guadagnato un Nobel per l’economia e non si è scomposto per il caos sul suo tavolo: ne ha semplicemente comprato uno nuovo, che è già strapieno.
La casualità è anche il segreto del successo di un negoziante come Harvey Katz. Cinquant’anni fa, tornato dalla guerra di Corea, ha aperto un ferramenta nei sobborghi di Boston. Negli scaffali lunghi e stretti si trova ogni genere di articolo: in un metro quadro sono stipate merci per un valore di oltre mille dollari, più del triplo rispetto agli altri ferramenta. Oggi l’Harvey’s Hardware attira clienti da centinaia di chilometri e fattura 2,5 milioni di dollari l’anno, il triplo di un ferramenta comune. Tutto è successo per caso: il disordine non è il vezzo dello snob. Altrimenti non funziona.

1 commento:

Paoletta ha detto...

rassicurante la cosa :)
grazie del post
davvero interessante :D
P.